Archivio Polesini: materiali per la storia di Parenzo

Nell’Archivio Polesini si possono idealmente individuare due nuclei di documenti: da una parte le carte relative alla famiglia prima del trasferimento del vescovo Francesco Polesini dalla sede di Pola a Parenzo; e dall’altra il fondo che venne a crearsi quando l’asse degli interessi della famiglia si sposta a Parenzo e nel suo territorio. I Polesini diventarono a Parenzo un punto di riferimento per la nobiltà terriera locale e tessettero una rete di interessi e strategie, che li portò a identificarsi con la città. La nostra ricerca verteva proprio su questo secondo nucleo di documenti, non solo perché il Museo del territorio Parentino, in quanto istituzione che si occupa del patrimonio storico archeologico e culturale di Parenzo e del suo territorio è interessa a queste fonti, ma anche perché si tratta del fondo che è rimasto ancora, in gran parte, inedito[1]. L’archivio oltre a contenere documenti redatti per l’amministrazione dei beni di famiglia, conserva documenti più antichi, sorti per altri motivi, ma confluiti tra le carte di famiglia. Si tratta di fonti di prim’ordine per chi si accinge a ricostruire la struttura del territorio parentino tra XVII e XIX secolo, in cui emergono i rapporti di proprietà, e la natura dei rapporti sociali.

I documenti preservati consentono molteplici percorsi di ricerca. Da una prima disamina delle fonti, seguendo gli inventerai editi[2], si possono distinguere alcuni fondi omogenei, che corrispondo alle grandi proprietà che i Polesini detenevano a Parenzo e nei dintorni. La proprietà di Cervara venne acquistata dai Polesini nel 1793 dai Labia[3]. Il passaggio di questa proprietà è contenuto nelle carte inventariate col n. 168, dal titolo Carte riguardanti lo territorio di Cervera. Acquisto di beni, fabbriche, chiesola e livelli attivi venduti dalla famiglia Labia ai Polesini 1662-1873. In questo fondo sono contenuti anche atti sulla proprietà che riguardavano i possessori precedenti: i Barbarigo, che edificarono il castello e i Labia che lo acquistarono successivamente, come pure certi contenziosi per l’affitto dei terreni, come si può desumere dal n. 169. Per Mazolin e Capello contro Labia. Atti relativi agli affittuari Cappello e Manzolin dei beni di Cervera 1738-1773. Alla proprietà di Cervera erano collegati dei terreni in località Grimania, che i Colletti avevano ceduto in permuta ai Bevilaqua ma sui quali i Polesini vantavano diritti di prelazione[4]. Ne nacque un contenzioso, nell’inventario al n. 159, intitolato Carte delle differenze accadute colla Bevilacqua per Cervera. Si tratta, come detto, di una questione che era sorta fra Maura Artusi vedova di Giuseppe Bevilacqua e Marquardo Polesini per pagamenti non effettuati. Il fascicolo si palesa molto interessante perché contiene degli estratti dello statuto comunale di Parenzo del 1481[5]. Per quanto riguarda i documenti del XIX riguardanti Cervera si tratta di materiale contabile e di amministrazione. Sono le Vecchette di registrazione mensili dellamministrazione di Cervera che coprono un periodo che va dal 1807 al 1845. Dal fondo si comprende che le entrate derivavano sia dalla vendita e circolazione dei prodotti agricoli, sia dal taglio della legna (n. 403 Taglio della legna nel bosco di Cervera 1810-1834), da dall’affitto di terreni e stanzie (fattorie) (N. 401 Affittanze di terren e stanzie nella tenuta di Cervera 1794-1818). Nella proprietà di Cervera rientrava anche il Porto omonimo. Si trattava di un antico scalo, in uso fin dall’età romana, poi ricordato in documenti del XIII secolo, e che rimase il maggior porto extraubano per il carico di legname, dove vi erano i carigadori e arrivavano le strade careggiate dai boschi del territorio di Visinada, Visignano e Villanova.  Da sempre al porto c’era l’osteria e un casello per la sanità. Quando i Polesini acquistarono la tenuta di Cervera ottennero anche delle agevolazioni sull’appalto del porto. Di loro proprietà era l’osteria che davano in affitto, e esercitavano dei diritti di natura feudale sullo scalo del porto. Per ricostruire la portualità di Cervera agli inizi del XIX secolo è molto importante il fascicolo n. 402 Affittanze dell’osteria, caricatori e diritti di scalo del porto di Cervera; casino sanitario.  È noto l’impegno di alcuni esponenti della famiglia Polesini nell’elevare le conoscenze agricole per migliorare la resa dei prodotti della terra. Tra questi spicca il nome di Giovanni Paolo Sereno Polesini (1739-1829), fratello del vescovo Francesco Polesini, celebre studioso dell’Istria tardo settecentesca. Egli presiedette l’accademia economico-letteraria de’ risorti di Capodistria. Scrisse opere sull’olivicoltura, sul commercio e sulla situazione economico-politica dell’Istria[6]. Tra i primi comprese l’importanza dell’introduzione della patata in Istria[7]. Nell’Archivio Polesini ci sono degli scritti di Gian Paolo Sereno Polesini (n. 399, Considerazioni economiche agrarie sulla tenuta di Cervera di G. Paolo Polesini). Il testo è di interesse perché mostra l’impegno del Polesini a trasformare la tenuta di Cervera in un modello di gestione delle proprietà terriere, in sintonia con le idee tardo illuministe del tempo.

La proprietà dello scoglio di S. Nicolò è molto presente nelle carte dell’Archivio Polesini. Le carte relative sono contenute per lo più nei fascicoli che vanno sotto i numeri 170-176. Intanto si possono ricostruire tutto l’iter per la compravendita dello scoglio di S. Nicola dai Colletti (n. 173 Documenti in copia e trascrizione della compravendita dello scoglio di S. Nicola ed altri beni siti in Parenzo e Cervera). Un altro incartamento mostra lo stato del convento prima che passasse in mano ai Coletti e ai Polesini. Si tratta di un inventario dei beni alla morte dell’ultimo rettore conventuale del monastero Giuseppe Battaglia che porta la data del 1769 (Inventario 174). In questo fascicolo ci sono incartamenti che iniziano nel 1658. Prima che i Polesini costruissero un castello sull’isola- villa Isabella, terminata nel 1888, avevano una casa nei pressi del monastero. Come già ribadito, nell’Archivio Polesini sono depositati anche atti riguardanti i proprietari precedenti, così si può trovare una descrizione dello scoglio ordinata dai fratelli Colletti. N. 172: Descrizione fatta dal signro Francesco Duodo perito fiscale il 14 ottobre 1881, per commissione dell’ecc. mo aggionta sopra Monasteri dello scoglio chiamato S. Nicolò esistente in faccia la città di Parenzo, e di tutti li beni abnnessi furono una volta del soppresso monastero di S. Nicolò del lido di Venezia acquistati dalli nobili signori conti fratelli Coletti l’anno 1775. Copiata e riordinata con dilegenza la presente descrizione da me Lodovico Piccoli q. Alberto cancelliere e procuratore delle detti conti fratelli. L’anno 1790.

Nel 1789, su istanza di Marquardo Polesini si si avviò la proposta per l’erezione del la nuova loggia civica e il Casino dei nobili di Parenzo[8].  Per l’occasione sono state digitalizzate la documentazione riguardante il Casino dei nobili ed in particolare dello Statuo.

Principalmente alla prima metà del XIX secolo appartengono i documenti su Parenzo. In prevalenza sono carte che riguardano le case e gli appezzamenti che la famiglia possedeva in città. Non mancano contenziosi per orti, ma anche un contenzioso avviato dal Fondo di Religione contro Giampaolo Polesini ed eredi per danni che avrebbero arrecato al palazzo vescovile di Parenzo, con documenti stesi tra 1820-1862. Per lo studio dell’urbanistica di Parenzo sono utili i disegni degli edifici che i Polesini commissionavano e che riportiamo in questa sede. Si tratta di un progetto non realizzato, ma che mostra gli interessi e l’attività imprenditoriale della famiglia.

In conclusione si evince che dall’Archivio Polesini sono emerse informazioni nuove su Parenzo e il suo territorio nel XVIII e XIX secolo e questa esplorazione dei fondi è risultata molto utile in vista di una pubblicazione e trascrizione completa dei documenti più significativi dell’Archivio.

[1] Per l’Archivio Polesini: Deschmann et alii 2004, Deschmann et alii 2005, Deschmann et alii 2007, Deschmann et alii 2009, Deschmann et alii 2010.
[2] Deschmann et alii 2009.
[3] Vidulli Torlo 2004, p. XXXII.
[4] Deschmann et alii 2009, p. XVI.
[5] Per lo statuto di Parenzo vedi Kandler 1846, Zjačić 1979.
[6] Stancovich 1829, 236-241.
[7] Bertoša 2008, 183.
[8] De Franceschi 1950.

Bibliografia:

Bertoša 2008: “Non è d’uopo, che gli agricoltori sieno filosofi, ma pure in certo senso dovrebbero esserlo”, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno, vol. XXXVIII, p. 179-214.

Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2004, L’Archivio Polesini, Lettere 1796-1798, Tomo II, Trieste.

Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2005, L’Archivio Polesini, Indice delle lettere 1796-1798, Trieste.    

Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2007, L’Archivio Polesini. Mappe e catastico: un percorso di ricerca, Trieste.

Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2009, L’Archivio Polesini. Il patrimonio di famiglia. Inventario, Trieste

Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2010, L’Archivio Polesini. Inventario della corrispondenza, Trieste

De Franceschi 1950: La loggia civia e la società del casino di Parenzo, Pagine Istriane, I, N. 3, p. 36-40.

Kandler 1846: Statuti municipali della cità di Parenzo nell’Istria, Trieste.

Stancovich 1829: Biografia degli uomini distini dell’Istria, III, Trieste.

Vidulli Torlo 2004, La famiglia Polesini, in Deschmann, Dorsi, Sablich, Zocconi 2004, L’Archivio Polesini, Lettere 1796-1798, Tomo II, Trieste, p. III-XXXI.

Zjačić 1979, Statut grada Poreča iz 1363., Monumenta historico-juridica slavorum meridionalium, XIII, p. 7-203.